sabato 7 marzo 2015

FATTI REALI E QUOTIDIANI : Apple Watch

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lunedì 2 marzo 2015

LA LASAGNA “DIETETICA”

Portion of lasagne with bolognese and cheese
La lasagna è uno dei piatti italiani più noti al mondo. Di origini napoletane, è anche una delle preparazioni gastronomiche più antiche. Il nome deriva dall’uso delle “làgane” espressione latina per indicare fogli di pasta cotta in acqua. La ricetta della lasagna che vi propongo e che amo cucinare quando sono a Milano, perché mi fa sentire a casa, è quella “dietetica” di mia mamma. Un po’ diversa da quella classica napoletana, è genuina e leggera, senza uova e besciamella.
Inizio sempre dal ragù, che secondo la classica tradizione della cucina napoletana deve essere preparato con un po’ di anticipo o addirittura la sera prima. Un ragù fatto rigorosamente con carne di manzo che a Napoli chiamiamo Locena (il quarto anteriore o taglio Reale) a fettine, da trasformare in braciole (involtini).
Ingredienti per 8 persone:
4 fettine di carne di arrosto dissossato
1 litro e mezzo di passata di pomodoro
1 kg di mozzarella del giorno prima fatta asciugare dall’acqua
sfoglie di lasagna
700 gr carne macinata magra primo taglio
1 ricottina fresca
Cipolla, basilico, prezzemolo, aglio
Parmigiano
Pepe e sale q.b.

I cibi più e meno amati dagli italiani

I cibi più e meno amati dagli italiani

Cibi Italiani
I cibi più odiati dagli italiani secondo un sondaggio sono i molluschi e il minestrone, mentre il 3°posto lo guadagnano le verdure lesse. Questo secondo la statistica di Melarossa.it che ha effettuato la ricerca su un campione di ben 10.000 persone.

Ben il 10% del campione di persone
 in oggetto ha detto no ai molluschi e ben il 9,2% al passato di verdura. Questi sono segondo i gusti degli italiani, i cibi che non inserirebbero mai nella loro dieta.

Purtroppo il sondaggio è nettamente a sfavore delle verdure
, visto che ben il 7% dice no alle verdure lesse, ma il 4,3% dice no anche alle verdure grigliate o cotte in padella. Emerge pertanto che agli italiani non vanno proprio a genio le verdure, indipendentemente dalla loro preparazione o cottura.

Molti quindi gli italiani che esludono in modo categorigorico questi cibi "naturali" dal loro menu, le verdure. Si salva "in corner" l'insalata, visto che solo l'1,8% non la vorrebbe mai sulla propria tavola. Anche il pesce non riscuote un grande successo visto che il 5,6% non ne mangia in nessun modo. I legumi anchessi sono evitati completamente da ben il 4,8% degli italiani, latte e yogurt (anche se in questo caso dobbiamo ammettere molto spesso si tratta di veri e propri problemi nel digerire tali sostanze) non vengono consumati rispettivamente dal 5,2 e dal 4% degli italiani. Anche le uova che similmente possono essere difficili da digerire vengono lasciate da parte da ben il 4% delle persone prese in esame.

Passiamo ora ai cibi più amati dagli italiani: affettati, evitati solo dal 3,9% degli intervistati, cosi come i formaggi che sono scartati solo dal 2,9% e le carni bianche che riscuotono un grande successo visto che sono evitate solo dal 2,4% delle persone incluse nel sondaggio. La pasta ha ovviamente il primo posto tra i preferiti degli italiani visto che solo l'1% non ne mangia. Così che il pane la pasta il riso e la frutta sono consumati dal 99% della popolazione italiana.

domenica 22 febbraio 2015

Fast-food fa diminuire la capacità di essere felici

Si sa da tempo che il cibo dei fast food non fa particolarmente bene alla salute, ma secondo una ricerca dell’Università di Toronto, abitare vicino ad un fast food farebbe diminuire la capacità di essere felici.
La ricerca (intitolata “Troppo impazienti per annusare le rose” dai suoi autori) ha riscontrato che abitare in zone ad alta densità di fast food avrebbe effetti significativi sulla capacità di assaporare le cose: non si tratta di un effetto “chimico-alimentare”, ma psicologico, legato a quella che gli autori chiamano “cultura dell’impazienza”.

In uno degli esperimenti è stato riscontrato che chi abitava in zone ricche di fast foodapprezzava meno foto di panorami naturali, e in un altro esperimento è stata riscontrata una minore capacità di apprezzare una melodia piacevole.

I ricercatori lanciano l’allarme: l’impazienza, di cui i fast food sono il simbolo pervasivo, impedisce di assaporare le cose e produce effetti negativi su come viviamo eventi potenzialmente piacevoli.

Wurstel agli orsetti gommosi



Anche se il nome dell’azienda, Grundhofer’s Old Fashioned Meats, farebbe pensare una stretta aderenza a tradizioni e ricette antiche, il loro catalogo comprende una serie di wurstel dai gusti decisamente insoliti: alle more, al bloody mary, ma soprattutto agli orsetti gommosi.
Il tutto è nato per uno scherzo che alcuni amici hanno fatto al titolare Spencer Grundhofer: gli hanno fatto una lista delle aromatizzazioni che avrebbero voluto per i wurstel, e hanno messo nella lista anche gli orsetti gommosi, per prenderlo in giro.
All’inizio Spencer ha rifiutato l’idea, ma lo scherzo è andato avanti con la complicità di amici di amici, che quasi tutti i giorni andavano a chiedere se fossero arrivati i wurstel agli orsetti gommosi.
Alla fine Spencer ha veramente fatto i wurstel, come “vendetta” nei confronti di Joe Berglund, che aveva organizzato lo scherzo, intimandogli: “Li ho fatti. Adesso li mangi.”
Quello che forse non si aspettava nessuno dei due, però, è che questi wurstel fossero effettivamente buoni. E da allora Spencer ha dovuto tenerli fissi nel menu.

giovedì 19 febbraio 2015

Un agricoltore mette mutandine sulle pesche

Un agricoltore cinese sta avendo un grandissimo successo commerciale grazie ad un’idea decisamente geniale. Da qualche tempo, infatti, vende le pesche con addosso delle microscopiche mutandine, cosa che le fa somigliare a tanti sederi femminili.
Yao Yuan, questo il nome dell’uomo, racconta che prima la vendita di frutta della sua azienda era ad un minimo storico, ed era disperatamente alla ricerca di un’idea per uscire dalla crisi.


Beh, pesche e sederi di donna si somigliano, quindi mi sono detto: perché no? Non l’ho visto fare a nessun altro”, spiega Yuan. E l’idea ha funzionato. “Ora non ce la faccio nemmeno a coltivare abbastanza pesche”, nonostante il prezzo sia tutt’altro che economico: circa 70 euro per una confezione da 9 pesche.
Certamente, confezionare le pesche in questo modo è decisamente più impegnativo, dato che vanno vestite una ad una, e le mutandine hanno un certo costo: “Quelli che ci forniscono le mutandine le producono per alcuni dei più grandi fashion designer al mondo. Non c’è decisamente niente di poco curato”.  L’azienda fa anche confezioni su misura, e il titolare racconta che una volta gli è stato chiesto di preparare una confezione con le pesche vestite in lattice e dotate di frustino.
A spingere le vendite in questi ultimi giorni anche il fatto che in Cina domenica si celebrava la festa di Qixi, l’equivalente del nostro San Valentino e le pesche si propongono come regalo ideale: “Sono dolci, saporite, sexy e divertenti. Sono il regalo perfetto”, spiega Yao.

Cibi più disgustosi al mondo

L’hongeo, un piatto tipico sudcoreano, è spesso inserito nella lista dei cibi più disgustosi al mondo, tanto che anche coloro ai quali piace provare piatti nuovi e non si fermano quasi di fronte a niente spesso esitano di fronte all’hongeo.
Quello che rende l’hongeo tanto particolare è che si tratta di un pesce fermentato, cioè fondamentalmente lasciato “invecchiare” all’interno di un apposito frigorifero (che rallenta la putrefazione ma non la ferma) per tempi fino ad un mese.

Quando il pesce inizia ad avere il tipico odore, che somiglia molto a quello di un bagno pubblico, allora è pronto per essere affettato e servito crudo. Il fatto che l’odore ricordi quello di un bagno non è un caso, perché l’hongeo si fa con le razze, che come i pescecani non hanno vescica o reni, ma semplicemente trasudano gli “scarti” attraverso la pelle. Ecco perché in tutti gli altri casi la carne di questi animali si mangia di solito molto fresca, proprio per evitare il tipo di fermentazione che invece è ricercata nell’hongeo.
Il piatto sembra sia nato quando non c’erano tecniche per refrigerare il pesce, e probabilmente qualcuno si è accorto che la carne della razza, pur acquistando un odore non esattamente appetitoso, non andava a male come quella degli altri pesci, e chiaramente questo ne ha spinto la diffusione.
L’hongeo è ancora oggi un piatto decisamente apprezzato: sembra che in Corea del Sud ne vengano consumate ben 11.000 tonnellate all’anno.